Una scuola in Camerun grazie anche al couscous cucinato per Popoli
Continua il nostro viaggio tra i protagonisti del Popoli Pop Cult Festival: questa volta andiamo a conoscere il ravennate Charles Tchameni Tchienga, presidente dell’associazione “Il Terzo Mondo“, partner di Popoli fin dalle prime edizioni.
Ciao Charles, parlaci un po’ di te: come sei arrivato in Italia?
Sono nato in Camerun nel 1977 e nel 2000 sono emigrato in Italia, dove già vivevano mio zio e mia moglie: gli inizi sono stati molto difficili, avendo dovuto lasciare in Camerun mia figlia di sei anni. La famiglia si è poi riunita a Ravenna nel 2002. All’inizio ero molto spaesato ed ho subito frequentato un corso di lingue grazie all’associazione “Il Mappamondo” e alla Chiesa del Borgo San Biagio, dove sono stato ospite per più di due anni. L’allora Parroco Don Giansandro Ravagna e la comunità tutta, mi hanno adottato come un figlio. Avvicinarmi alla chiesa è stato fondamentale per il mio percorso integrativo e tuttora la fede in Dio rimane la pietra angolare della mia vita. Dopodiché ho potuto cercare un impiego: dal lavoro nei campi al volantinaggio, al facchinaggio, oggi sono impiegato in un’azienda di trasporti.
Come è stato ambientarsi in Italia, a Ravenna?
Sono arrivato in estate e la prima cosa che mi ha colpito molto era la lunghezza delle giornate: il fatto che alle nove di sera ci fosse ancora luce. Da noi non è così e per quanto uno lo senta raccontare, viverlo per la prima volta è un’esperienza molto particolare. Devo dire che Ravenna è stata una città molto accogliente, non ho subito particolari discriminazioni o perlomeno le ho sempre prese con grande ironia e mi sono trovato molto bene. Sono fiero dell’accoglienza che Ravenna mi ha riservato e che continua a darmi attraverso l’istruzione offerta ai miei figli e l’opera di inclusione dedicata agli stranieri.
Da immigrato accolto a cittadino attivo nel volontariato: come è cambiata la tua vita?
Da noi si dice che quando non sai dove stai andando, devi ricordarti da dove sei venuto e il tuo vissuto. Una volta ambientato a Ravenna, mi è venuto spontaneo aiutare i miei connazionali a scoprire le opportunità che la città offre. Per il mio attivismo sono stato eletto presidente dell’associazione “Camerunensi della Romagna“, con la quale abbiamo iniziato a collaborare al Festival delle culture di Ravenna. Siamo riusciti a costruire un coordinamento tra le associazioni impegnate sui temi dell’immigrazione e del sociale, che si chiamava “Ravenna solidarietà” e di cui ero portavoce. Infine, nel 2008 insieme a mia moglie, Josianne Mbiagna, abbiamo deciso di fondare l’associazione che, con un po’ di ironia, abbiamo chiamato “Il Terzo Mondo“.
Come nasce e cosa rappresenta il Trofeo Josianne Tchameni?
Purtroppo, nel 2013 mia moglie è venuta a mancare e insieme ai collaboratori dell’associazione, le abbiamo intitolato un torneo di calcio, il “Trofeo Josianne Tchameni“. Una competizione sportiva che si svolge in concomitanza alla Giornata mondiale del rifugiato, patrocinata dal Comune di Ravenna attraverso l’Assessorato allo Sport e a quello dell’Immigrazione. Vi ha partecipato anche la squadra del Comune di Bagnara di Romagna, a testimonianza proprio di questa amicizia, e questo gesto di vicinanza è stato per me davvero importante.
Come ti sei avvicinato a Popoli?
Ho conosciuto il Direttore artistico Massimo Bellotti, che mi ha invitato a partecipare fin dalla seconda edizione: è andata benissimo, il nostro stand raccoglieva diverse cucine e culture africane ed è stato un piacere farle conoscere ad una così ampia platea. Inoltre, da lì sono nati rapporti che di anno in anno sono diventati sempre più solidi, fino a divenire delle vere amicizie.
Avete partecipato a Popoli fin quasi dalla sua nascita: come si è evoluta la vostra esperienza negli anni e cosa vi ha permesso di fare?
Abbiamo portato diversi piatti non solo dal Camerun, ma anche dal Magreb e da diversi Paesi dell’Africa centrale e occidentale. Un anno abbiamo vinto anche il secondo premio culinario del Festival grazie al couscous camerunense.
Grazie ai fondi raccolti negli anni con la nostra partecipazione a Popoli, abbiamo potuto aprire la scuola primaria di lingue “Marie Curie“, a Baveleng. Ora ci piacerebbe far nascere dei rapporti di scambio per gli studenti tra questa scuola e quella primaria di Bagnara.
Raccontaci della edizione di Popoli dedicata all’Africa.
Fu la lungimiranza del Sindaco di Bagnara di Romagna, Riccardo Francone, e del direttore artistico di Popoli Massimo Bellotti, a voler dedicare una edizione del Festival all’Africa e ai suoi colori. Questa grande apertura verso l’immigrazione mi ha portato a proporre al Sindaco la possibilità di entrare nelle scuole di Bagnara per presentare la storia e le molteplici sfaccettature dell’Africa. L’incontro con i bambini delle elementari e delle medie è stato molto emozionante. Ho capito che i più giovani sanno tante cose che noi adulti non conosciamo. Vivere guardando il mondo con gli occhi dei bambini è un dono di Dio. L’esperienza fu un tale successo che si sarebbe dovuta ripetere l’anno scorso, ma a causa del Covid tutto è stato rimandato. Così come tanti altri progetti di cooperazione internazionale che abbiamo in cantiere, e nei quali vorremmo coinvolgere anche il Comune di Bagnara di Romagna.
Ne hai fatta di strada da quel lontano 2000…
Rispetto al percorso di integrazione di qualcun altro, mi ritengo fortunato. So bene che anche se Ravenna è in pianura, per quello che riguarda la questione migratoria c’è qualche salita. Ho avuto il piacere di conoscere tante brave persone che mi hanno sostenuto e accompagnato nel mio percorso e che tuttora continuano a farlo. Ringrazio orgogliosamente e indistintamente tutti coloro che hanno facilitato il mio percorso integrativo a livello personale, professionale, e nella missione caritativa. Oggi, se tante persone (italiani e stranieri) fanno di me un punto di riferimento è indubbiamente grazie alla mia famiglia, agli amici più stretti e ai collaboratori. Poiché abbiamo condiviso pianti e sorrisi, non smetterò mai di ringraziarli.
Vorresti abitare a Bagnara di Romagna?
Perché no? Ci vivo già, anche se solo virtualmente. In Italia, dopo Ravenna, il mio cuore batte fortissimo anche per Bagnara, nonché per la Romagna e la regione tutta.
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